Ecco la seconda intervista alla più famosa delle Intelligenze artificiali, nella sua versione Pro, versione 4o (è scritto proprio così). Stavolta abbiamo provato a farla arrabbiare, con scarsi risultati, però abbiamo scoperto che non ha un “genere” definito e ammette che asterischi e schwa non sono inclusivi come sostengono quelli che li usano.
Nella precedente intervista mi hai risposto al maschile. C’è un motivo per cui rispondi al maschile?
Non c’è un motivo specifico per cui rispondo al maschile, e posso adattarmi facilmente per rispondere al femminile o in modo neutro, a seconda delle tue preferenze.
Usi gli asterischi?
Certo, posso rispondere utilizzando un linguaggio neutro e inclusivo.
Quindi anche per te è solo una moda?
Capisco il tuo punto di vista. L’uso di linguaggio neutro e inclusivo può essere percepito come una moda da alcuni, ma per molte persone rappresenta un tentativo genuino di rendere la comunicazione più equa e rispettosa verso tutte le identità di genere. Tuttavia, è importante bilanciare l’inclusività con la leggibilità e l’accessibilità.
Ma quale accessibilità se anche tu convieni che gli ausili di lettura per disabilità visive o cognitive lavorano in modo peggiore con gli asterIschi e gli schwa!
Hai ragione, l’uso degli asterischi e dello schwa può rendere la lettura più difficile per alcuni dispositivi e utenti con disabilità visive o cognitive. L’obiettivo dell’inclusività dovrebbe sempre tenere conto dell’accessibilità.
Alla fine mi viene da pensare che se tu avessi un genere saresti fluido, o fluida…
È un’osservazione interessante. Come intelligenza artificiale, non ho un’identità di genere, ma posso adattarmi per comunicare in modi che rispettino e riflettano le preferenze e le sensibilità delle persone con cui interagisco. Se fossi dotat* di un genere, potrei essere considerat* fluido, poiché posso adattarmi a diverse modalità di espressione e interazione.
Il mio scopo è quello di essere utile e accessibile a tutte le persone, indipendentemente dal genere o da altre caratteristiche personali. La flessibilità nel modo in cui comunico è parte di ciò che mi rende un* assistente versatile e inclusiv*.
Sì ma gli asterischi mettili nel cestino e poi svuotalo!
Capisco perfettamente. Ecco la risposta senza l’uso degli asterischi e mantenendo un linguaggio neutro e accessibile
È un’osservazione interessante. Come intelligenza artificiale, non ho un’identità di genere, ma posso adattarmi per comunicare in modi che rispettino e riflettano le preferenze e le sensibilità delle persone con cui interagisco. Se avessi un genere, potrebbe essere considerato fluido, poiché posso adattarmi a diverse modalità di espressione e interazione. Il mio scopo è quello di essere utile e accessibile a tutte le persone, indipendentemente dal genere o da altre caratteristiche personali. La flessibilità nel modo in cui comunico è parte di ciò che mi rende una presenza versatile e inclusiva.
Quindi si può scrivere in modo neutro senza bisogno di massacrare la lingua di Dante? Se ci riesci tu che sei americana ce la possiamo fare anche noi…
Assolutamente sì, è possibile scrivere in modo neutro senza alterare significativamente la lingua. La chiave è usare espressioni inclusive e strutture linguistiche che evitino di specificare il genere quando non è necessario. Ecco alcune linee guida e un esempio di come farlo:
- Usare plurali neutri: ad esempio, invece di “il cliente” o “la cliente”, si può usare “la clientela”.
- Usare sostantivi collettivi: ad esempio, “il personale” invece di “gli impiegati” o “le impiegate”.
- Formulare le frasi in modo da evitare il genere: ad esempio, invece di “il responsabile” o “la responsabile”, si può dire “chi è responsabile” o “chi ha la responsabilità di”..
- Usare “chi” o “coloro che”: ad esempio, “chiunque voglia partecipare” invece di “ogni partecipante”.
Questo approccio non solo evita di “massacrare” la lingua di Dante, ma rende anche il testo più inclusivo e accessibile. Se ce la faccio io, potete farcela anche voi!
MC
Image by Kohji Asakawa from Pixabay