Questo post avrei potuto farlo pure in video, addirittura in diretta. Ma siccome la diretta è parzialmente volatile (come vedremo nella nota in fondo) e perché non sempre il “bello della…” è davvero così “bello”, per oggi vi beccate lo scripta, che manent. Per il verba, si vedrà.
Facebook, come è noto ai più, da qualche tempo ha introdotto fra le funzioni della sua app per mobile anche la possibilità di mandare delle dirette. Una cosa simile a quella che avviene con Periscope, di Twitter. Una questione che si porta dietro qualche considerazione interessante.
Tecnicamente le due trasmissioni sono molto simili: si accede all’app (Facebook o Periscope) si seguono le istruzioni (più intuitivo Periscope, per ora un po’ più contorto Fb, con un paio di passaggi in più) e si parte con la propria personalissima diretta. Come in tv.
Le differenze però non sono poche: la tv ha una sua dimensione statica (sta in salotto, in cucina, in camera da letto, in bagno), un suo palinsesto, ospiti a pagamento, conduttori, ballerine, orari da rispettare, tempi, pubblicità, un pubblico fidelizzato che trovato ciò che cerca si ferma. Un atteggiamento quasi pedagogico: lo spettatore si siede, mette mano al telecomando, accende e la tv parte con il suo “spiegone”, dando a volte l’illusione di interazione. Per di più una larghissima fascia di spettatori hanno canali preferiti da cui preferiscono non spostarsi: una fidelizzazione nata con l’abitudine e che crea masse (a)critiche a cui fanno riferimento i pubblicitari o chi fa i palinsesti.
I social network, con le differenze che vedremo, aggiungono a tutto ciò una doppia dimensione che la tv non può avere: quella dinamica (i social sono ovunque: in casa, sugli smartphone, sui tablet, sui portatili, etc) e quella strettamente “sociale”: gli utenti non sono più solo spettatori da catechizzare ma hanno la possibilità di intervenire, far domande, porre questioni, polemizzare, far sentire la propria voce, uscire dalla diretta e dimostrare così di non essere d’accordo o non essere interessati. Se chi parla riceve un post che decide di non commentare fa una selezione visibile e in diretta della cosa. Puoi non leggere, ma chi ha scritto sa di aver mandato un pensiero in qualche modo “incommentabile”.
Si presenta, quindi, una novità nell’espressione del proprio pensiero o meglio della propria immagine. Già: perché chi va in diretta ci mette, non metaforicamente, “la faccia”. Se, per fare un esempio arcinoto, dietro ai tweet del politico Gasparri ci può essere un’intera redazione che ogni tanto spara nel mucchio per creare audience, dietro a una sua diretta su Periscope, non può che esserci lui, a cui il pubblico interessato può porre domande, mandare cuoricini di apprezzamento, etc. Così come dietro a un post della pagina ufficiale di Matteo Renzi ci può essere uno staff che scrive, risponde, reagisce, dietro alla diretta dal suo ufficio non può che esserci il fiorentino che riceve domande, rimbrotti, questioni.
Il tutto con la velocità e l’estemporaneità propria della diretta: se non sei pronto mostri il fianco alla crisi. Su Facebook, insomma, non c’è il presentatore di turno che può aiutarti cambiando argomento o una provvidenziale pausa pubblicitaria a distrarre lo spettatore. Che magari cambia canale e si dimentica del tuo inciampo. Sui social sei lì, sei in diretta, sei tu e loro. Una platea che non controlli se non con la tua capacità oratoria o con contenuti irresistibili.
Un cambio di prospettiva addirittura epocale, dato che d’ora in avanti chiunque voglia riferirsi a un pubblico non potrà fare a meno di considerare l’ipotesi di doversi giocare la carta social e, di conseguenza, di dover rispondere a segno alle questioni poste dagli spettatori.
* Piccolissima notarella tecnica.
Su Periscope, al momento in cui scriviamo, le dirette sono volatili ma hanno una caratteristica di maggior ampiezza di quelle di Facebook.
Alle dirette Periscope possono accedere tutti da tutte le parti del mondo. Ti interessa la diretta di Mr Chao Ping (nome a caso) da Pechino? Clicci sulla finestrella e ti si apre il mondo di Mr Ping. Stai trasmettendo dalla tua cameretta di Bologna? Chiunque da ovunque, collegato a Periscope, può avere accesso alle tue immagini. Una volta finita la trasmissione il tuo video rimane per qualche tempo e poi sparisce.
Alle dirette Facebook accedono i tuoi amici (o coloro a cui vuoi divulgare il messaggio, esattamente come una condivisione di stato: amici, pubblica, solo tu, uno spazio geograficamente o semanticamente ridotto) o le persone che ti seguono. Però il tuo video rimane in archivio. A memoria. Come una diretta “registrata”. E se dovessi cancellarla, beh… evidentemente qualcosa non andava…
(Nella foto di Mauro Monti, ci sono io che guardo nell’oculare di una vecchia telecamera. Non c’entra quasi nulla con il tema, ma è il massimo di “diretta” che per ora mi concedo).
Alessandro Boriani