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La Giornata della Radio, o di Clubhouse?
13 Febbraio 2021

Tempo di lettura: 3 minuti

Nel novembre del 1895, con buona pace dei russi, il bolognese Guglielmo Marconi (che nel 1909 riceverà il Premio Nobel) scopre la prima legge fisica sulle antenne radioelettriche, dopo anni di esperimenti e studi. La Giornata Mondiale della Radio si celebra il 13 febbraio, che è la data in cui, nel 1946, la neonata ONU fece la sua prima trasmissione via etere.

E proprio oggi, 13 febbraio 2021, sul nuovissimo Social network “Clubhouse”, c’è un’interessante maratona del gruppo Clubhouse Italia, dedicato alla radio e al futuro di questo nuovo Social. Una bella idea, avuta da Marta Basso, che mi ha stimolato queste righe.

Clubhouse è made in Usa, e a gennaio 2021, dopo soli nove mesi di vita, valeva un miliardo di dollari. Anche se, per ora, si accede solo su invito e con iPhone, il suo destino in rapida ascesa sembra segnato, tanto che Facebook pare stia già tentando un inseguimento con un prodotto simile. Sempre che nel frattempo Clubhouse non faccia la fine di Second Life, tanto rumore e poi l’oblio (a me piaceva Second Life)
Per chi non lo avesse ancora provato, Clubhouse è un Social fatto di interventi vocali in diretta. Non ci sono post scritti, immagini, video. Solo audio che non si possono salvare, restano lì. Si apre una stanza su un argomento, la gente si iscrive o viene invitata, e si parla. I moderatori regolano il flusso e via che si va con un molto radiofonico: “da dove chiami?”

Sì, il Clubhouse degli esordi assomiglia molto alla Radio

Per uno come me, che si è formato in gioventù ai microfoni di una radio privata, di quelle piccole ma con tanti ascoltatori, questo social è intrigante. Non lo nego.

Un Social è tale se c’è interazione. Su Clubhouse ci sono i moderatori e gli utenti – ascoltatori che alzano una manina virtuale e intervengono. A parte le news e le dirette parlamentari a me ricorda Radio Radicale.

Clubhouse lo ascolti con l’iPhone mentre fai le tue cose o guidi (collegandolo al viva-voce, si spera). Proprio come si faceva una volta con le radioline per ascoltare le partite quando si passeggiava con la morosa.

La domanda che molti si fanno è: la Radio sarà penalizzata da Clubhouse?

Alcuni dicono di sì, altri dicono che “uno scossone sul mercato degli speaker e su quello pubblicitario ci sarà”. Anche se non oggi ancora chiaro come i fondatori di Clubhouse intendano fare business.

Io non credo (ma forse dovrei dire lo spero) che la Radio subirà un grave contraccolpo a livello di fruizione. Non andrà in pensione, intendo. Oggi le radio sono in AM, FM, in DAB e sul Web. Aprono canali tematici, e ci accompagnano nelle nostre attività senza chiederci un particolare impegno. Ci informano e ci fanno compagnia. Il grande vantaggio della Radio è che non è totalizzante, è comoda. Un Social, per sua definizione, chiede invece partecipazione. Devo interagire e per farlo devo staccare quel che sto facendo e stare lì.

Come è avvenuto per altri Social vedo probabile un’interazione con i media più tradizionali e con il mondo universitario e della formazione. Clubhouse è un bel mezzo per assistere a stanze tematiche, interagire con il relatore o con altri partecipanti, indipendentemente dal loro blasone. Il bello, per ora, è proprio che pare tutto abbastanza orizzontale.

Clubhouse per la comunicazione delle imprese e dei loro dirigenti?

A brevissimo la comunicazione d’impresa, quella politica e anche quella sociale dovranno fare i conti con Clubhouse e, perché no, col variegato mondo dei podcast, ignorato in Italia da troppi anni.
In che modo? Aprendo forse una redazione di contenuti vocali? Una sorta di radio-azienda? Come si potrà valorizzare il personal brand dei dirigenti, degli imprenditori e dei politici?
Se a parità di argomenti ciò che farà la differenza dagli altri Social sarà la voce in diretta, allora gli imprenditori, i dirigenti dovranno curare la dizione, la forma dell’italiano e arrivare al dunque in modo chiaro e conciso. Agli spin-doctor si affiancheranno coach e formatori di public-speaking.

Clubhouse potrebbe essere la rivincita del fare Radio?

Di sicuro Clubhouse è una prateria per chi ha qualcosa da dire e sa come fare a dirlo.

Un paradosso di Clubhouse potrebbe essere che toglie alla Radio per ridare senso all’idea di Radio.

Se la maggior parte delle radio sono raggruppate in pochi gruppi editoriali e al servizio di un mercato discografico sempre più livellato verso il basso, se la qualità dei contenuti e degli approfondimenti radiofonici è sempre più rara, ecco che Clubhouse potrebbe rappresentare l’occasione di una maggiore libertà di sperimentare, di osare, di affrontare temi tabù e di mettere in campo una nuova “ecologia” basata sull’autoregolazione, ossia isolando gli utenti che non portano valore. Cosa che nei Social più noti non avviene quasi più.

In una delle sue più belle canzoni Eugenio Finardi dice: “se una radio è libera, ma libera veramente, mi piace ancor di più perché libera la mente”. Clubhouse può essere l’occasione di ridare libertà all’idea di “fare” la Radio?

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