Con uso distorto dei Social media intendiamo riferirci a quel modo di postare contenuti avendo in mente l’Internet del decennio passato.
Chi è senza peccato scagli la prima pietra: le ragioni per cui non si utilizzano i Social nel modo per cui sono nati, cioè la socializzazione e quindi l’engagement (l’ingaggio) degli utenti, possono essere diverse e comprensibili.
Ad esempio: un budget che non consente una truppa di social media specialist sempre online, oppure la mancanza di contenuti originali o, ancora, l’assenza di un riferimento competente in azienda che faccia da coordinamento fra le strategie commerciali, di marketing e comunicative. Sono solo tre dei tanti motivi che portano molte imprese a definire i Social solamente come il luogo per condividere informazioni con una platea più vasta del sito aziendale (o ritenuta tale).
I Social sono, sarebbero, potrebbero essere molto di più, come ci insegnano i grandi brand commerciali e anche alcuni politici che investono cifre a 5 o 6 zeri ogni anno per garantirsi quel contatto con clienti (o elettori).
Nella maggior parte dei casi le PMI, che sono la stragrande maggioranza delle imprese italiane, arrivano a malapena ai 4 zeri, includendo nel budget anche una serie di altri servizi non propriamente Social.
Quindi ecco cosa NON fare per evitare l’uso distorto dei Social
Ovvero come non sprecare preziose risorse della tua azienda e attivare una più che dignitosa ed efficace strategia Social, pur con budget ridotti.
1) Voler fare gli influencer.
Una pagina aziendale non può essere un influencer. L’influencer è una persona. Al massimo può essere l’imprenditore, o il top manager, a cercare di “influenzare” con contenuti propri il pubblico. Ma anche questo non è semplice: gli influencer che tutti conosciamo “vivono” in chiave Social, tutto il tempo. Quale imprenditore può permetterselo?
Se siete a capo di un Consiglio di Amministrazione o dovete presidiare la produzione non ce la potete fare. O almeno, non da soli, ma questo è un altro tema.
2) Comportarsi come un canale All News.
La vostra pagina aziendale non è l’Ansa, non è la CNN, non è il Sole 24 Ore (che oltretutto sono sui Social anch’essi). A meno che non abbiate un’azienda editoriale che si occupa di notizie non potete competere con una redazione di decine di professionisti dell’informazione in presa diretta con il mondo. Tanto per dire: solo i portali di Repubblica e Corriere della Sera hanno, ogni giorno, più di otto milioni di utenti unici, per circa trentamila pagine viste quotidianamente (fanno circa 11 milioni di pagine l’anno).
Quindi non ha alcun senso che vi troviate su Facebook alle 11 di una domenica sera a postare Giuseppe Conte mentre sta facendo una diretta su YouTube che chiunque può vedere e che, in meno di 60 secondi, è già online su tutti i canali di news del mondo.
I vostri utenti vogliono la vostra voce, non quella dei media online o televisivi che possono vedere anche senza di voi.
3) Replicare gli altri.
E’ buona cosa tenere d’occhio la concorrenza e cercare di essere migliori. Ma se lo fate per imitarli lasciate perdere. Questo è un approccio che farebbe rizzare i capelli in testa (se li avesse) a Seth Godin. Replicare gli altri non si addice al mondo dei Social, semplicemente perché anche gli utenti vedono tutto, proprio come voi.
Non c’è nessun motivo perché gli utenti perdano tempo a seguire tante pagine che si copiano a vicenda moltiplicando gli stessi contenuti. Nel marketing moderno, e anche sui Social, vince chi ha il coraggio di differenziarsi e soprattutto, chi coinvolge.
4) Misurare il successo di una pagina aziendale dal numero dei like (o dei follower).
La competizione non deve essere focalizzata sul numero dei like ma sull’aumento della brand reputation, la quale è difficile da misurare e da confrontare (ci sono di servizi specializzati in questo, ma dovrete togliere altro budget dalle attività per pagarli, valutate voi se vi conviene, soprattutto se avete una micro, piccola o media impresa). Dunque, fate del vostro meglio e puntate sulla qualità e sullo stile. Un argomento che abbiamo già trattato qui.
5) Puntare solo sui Social per aumentare il fatturato.
Se non vendete oggetti o servizi a un pubblico di consumatori, se non avete un e-commerce ma avete un mercato B2B di macchine utensili, o di servizi per le imprese, vi consigliamo di non puntare solo sui Social per fare fatturato. Anzi, i contenuti che pubblicate sui Social servono a creare, alimentare, sostenere la brand reputation, cioè la fiducia nella vostra azienda (o in voi) come punto di riferimento serio, competente, affidabile, di qualità.
La reputazione viene prima delle vendite. Oggi sempre meno persone comprano da chi non conosce, da chi non si fida, da chi non racconta nulla di sé e dei suoi valori (elemento che sarà sempre più importante). I Social, oltre a essere un ottimo strumento per la comunicazione corporate e istituzionale, possono essere un buon supporto al marketing, al customer care. Se non avete nessuno di questi non puntate su un post per moltiplicare gli utili. Può tuttavia succedere. Anche vincere la lotteria capita, talvolta.
Abbiamo visto cosa NON fare. Prossimamente vi diremo anche cosa si potrebbe fare per un uso meno improprio dei Social, se non disponete di un budget stellare.
(Immagine di Gerd Altmann da Pixabay)